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Nuovo campo La Barbuta, i residenti non ci stanno: "Basta con fumi e rovistaggio"

L'Associazione 21 Luglio rende noti i dettagli del progetto firmato Leroy Marlin, criticando quella che sarà "l'ennesima struttura ghetto". Ma un gruppo di abitanti di Morena: "E a noi residenti chi ci pensa?"

"Qui è emergenza diossina, siamo stanchi". Alessandra, 30 anni, abita a Morena, non lontano dal campo La Barbuta. "Ho un figlio di un anno che respira continuamente fumi, continuamente. Stiamo tanto a discutere delle persone dentro al campo, ma a quelle fuori chi ci pensa?". L'intervento della giovane interrompe la conferenza stampa. 

In sala l'Associazione 21 Luglio, da sempre schierata in difesa dei diritti dei rom, illustra i dettagli del nuovo progetto firmato Leroy Marlin, quello che prevede la costruzione di un nuovo campo a Ciampino, accanto a quello esistente, da abbattere. Tutto a spese dell'azienda francese in cambio della concessione della superficie. Campi sì, campi no. Nuovi, vecchi, "attrezzati" o "della solidarietà". Il dibattito si apre, con la 21 Luglio che punta il dito contro l'ennesima "struttura ghetto" e l'ennesimo "spreco di denaro". Ma ad Alessandra la teoria importa poco. 

Insieme a qualche altro cittadino, è venuta in sala per ascoltare, e capire cosa c'è in programma per la zona dove vive. Quel che sente non le piace, non sente pronunciare neanche una volta la parola "sicurezza", e il suo intervento per quanto dai toni contenuti, tradisce che la misura è colma. 

"Perché il progetto non prevede niente sulla sicurezza di noi romani nè per il decoro del nostro quartiere?". Non ha dubbi sul fatto che sia il vicino campo rom a portare degrado nel suo quartiere. Perché ci sono "quelli che vengono a cercare materiale nei cassonetti dei rifiuti", "quelli che rubano il rame dall'aeroporto", e "quelli che bruciano i metalli per il riciclo illegale all'interno del campo". 

Alessandra sventola un foglio, sono dati di Legambiente su un'attività "malsana", "che porta inquinamento e danni pesanti alla salute". E della quale "nessuno si interessa", specie da quando "nel campo hanno tolto la sorveglianza". 

Per la 21 Luglio i vigilantes servono a poco. "Chiudere i campi è l'unica soluzione, e i cittadini dovrebbero combattere per questo accanto a noi". Già, ma per poi fare cosa? "In via di Torre Morena un'associazione ha preso in gestione un palazzo - spiega Alessandra - dove c'è una sorta di casa famiglia per rom e sinti. Non è un campo, ma è la stessa cosa. I comportamenti delle persone che ci stanno dentro sono gli stessi". 

Dall'associazione ribattono: "Anche in quel caso si tratta di un modello assistenziale, che non funziona, paragonabile al campo. Servono percorsi famiglia specifici per trovare casa e lavoro". Ma quel che conta, per i presenti e residenti di Morena, è che si pensi (anche) a loro. 

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