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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il Grab? “Una grande chance”. Ma il raccordo anulare delle bici da solo non basta

Il Comune ha firmato il protocollo d'intesa sul GRAB. Ma il raccordo anulare delle bici non risolverà i problemi della mobilità. Per farlo occorre "Una rete integrata e funzionale di corridoi ciclabili, radiali e tangenziali"

Il primo importante passo per sviluppare la mobilità ciclistica romana è stato compiuto. Ma la firma del protocollo d’intesa sul Grande Raccordo Anulare delle Bici, rischia di non essere sufficiente. L’opera, per quanto imponente e fino a qualche anno fa impensabile, da sola non basta. Rappresenta comunque  il primo importante passo, in vista di un cambiamento di paradigma. L’obiettivo resta quello di garantire una maggiore attenzione alla mobilità ciclistica.

UNA CHANCHE IMPORTANTE - Anche se non sarà una rivoluzione, il GRAB costituisce comunque un’opportunità da cogliere. Per dirla con le parole di Marco Pierfranceschi, attuale Assessore alla mobilità del VII Municipio, “Il GRAB resta una enorme chance di sviluppo turistico e culturale per la città -  scrive Pierfranceschi, sul blog crisiswhatcrisis – è  un tracciato che può, in parallelo, portare i romani a riscoprire una varietà di tesori storici ed archeologici periferici e semi-dimenticati, ed al tempo stesso far riscoprire la bellezza e le potenzialità della bicicletta”. Un mezzo di trasporto “che ha negli anni perso terreno nell’immaginario collettivo”.

LO SVILUPPO RADIALE - Perché tuttavia la bici possa tornare a svolgere un ruolo da protagonista nella mobilità cittadina, è necessario che il GRAB sia affiancato da altre infrastrutture. Pierfranceschi, ideatore del Grande Sentiero Ciclabile a cui il GRAB si è ampiamente ispirato, ne è consapevole. “Non potrà un anello, da solo, trasformare le sorti della mobilità di una città da tre milioni di abitanti. Occorrerà che diventi parte di una rete integrata e funzionale di corridoi ciclabili, radiali e tangenziali, delle quali potrà, al meglio, rappresentare la spina dorsale”. E questo perché, come ricorda l’attuale Assessore municipale nel blog “Roma ha un impianto fortemente radiale” e di conseguenza i suoi “quartieri si sono affollati, nei secoli, ai lati delle principali vie di accesso al centro storico della città: le vie consolari”.

UN PRIMO PASSO - Ne consegue che pensare di affidarsi unicamente ad una modalità di spostamento tangenziale, com’è il GRAB, significa non considerare l’urbanizzazione e lo sviluppo che finora hanno avuto le strade capitoline. Cosa rimane dunque del GRAB? “Una chanche” da cogliere. Un primo passo verso un cambio di paradigma che, per realizzarsi, deve necessariamente passare per molte altre opere.
 

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