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Municipio VII (ex IX e X): intervista alla candidata Presidente Pierangela Frau

Dalle ciclabili alle richieste di maggiore partecipazione, fino alla centralità Romanina. Ecco le proposte di Pierangela Frau candidata Presidente per la Sinistra per Roma (PRC PdCI) nel Municipio VII

Pierangela Frau, di origine cagliaritana, vive a Roma da cinquant’anni. Insegnante elementare, madre di due figli, ha fatto parte del Comitato di Quartiere Cinest, arrivando poi a creare la Rete Cinest, che ha messo in comunicazione tutte le realtà culturali e sociali esistenti nel quadrante.

Le aree verdi nel territorio, se consideriamo i parchi presenti, non mancano. Qualcuno pensa che non siano adeguatamente valorizzate. Qual è la tua posizione?

La cura del verde esistente è un problema che accomuna sia il IX che il X Municipio. Tanto il  parco degli Acquedotti quanto quello della Caffarella, dovrebbero esser fruiti in maniera differente. Ed io penso, ad esempio, alla creazione di una rete di piste ciclabili, in grado di metterli in comunicazione l’uno con l’altro, i vari parchi del territorio.  al fine di  mettere in comunicazione tutta l’area dei parchi del territorio. A questo si dovrebbe aggiungere un piano di ciclabilità diffusa per facilitare il percorso dai quartieri fino alle ciclabili dei parchi stessi, garantendo in tal modo tragitti sicuri per tutti coloro che usano le bici.

Quale soluzione al problema dei parcheggi, fortemente avvertito tanto dai residenti del IX che da quelli del X?

La soluzione è un Piano Urbano Parcheggi che risponda alle esigenze dei territori. Essere proprietario di un posto auto, secondo noi non è risolutivo. Allora serve un Piano che non crei tanto dei box interrati, ma che realizzi parcheggi di scambio vicino alle fermate delle metropolitane, cercando anche degli spazi esterni rispetto ai quartieri dove poterli realizzare. E’ inoltre fondamentale coinvolgere i cittadini, che si sono trovati ad esempio con alberature tagliate e cantieri sotto casa, molto di più di quanto non si sia già fatto.

La Centralità Romanina, ampiamente contestata, è un tema che tocca quasi tutti i programmi dei candidati alla Presidenza del Municipio. Qual è la tua posizione in merito?

Nell’ex X Municipio si ritrovano tanti problemi legati alla summa delle grandi opere, come nel caso della centralità Romanina, una delle 18 proposte da Veltroni. L’allora sindaco, aveva un’idea di città lontana anni luce dalla fase di crisi economica che il Comune, in deficit, attualmente vive. Non aver fatto delle previsioni su quello che poteva essere un nuovo modello di sviluppo, che tenesse conto anche di criticità sul piano ambientale, senza aver pensato a fasce periferiche della città, ha generato dei grossi problemi. Da Gregna S. Andrea a Morena, senza omettere Nuova Tor Vergata, si registrano linee di trasporto locale inutili, che non li mettono in comunicazione con i servizi. Per tornare alla domanda, la centralità Romanina non ha vocazione di centralità. E’ un pezzo di campagna inserito tra quartieri che hanno bisogno realmente di servizi e non è certo quel 5% di funzioni che vengono offerte al pubblico, che risolve qualcosa. Milioni di cubature di cemento non sono la risposta alle esigenze del territorio, al più rimpinguano le tasche dei costruttori di turno. Dobbiamo pensare ad un altro modello di città, senza scimmiottare quello che vediamo all’estero. La reale vocazione di questo territorio, sta nella sua bellezza. E questo può anche creare posti di lavoro, nella campagna romana come nei parchi che popolano il nostro territorio.

Uno dei concetti cui spesso ci si richiama, quando si chiede di fermare l’uso del cemento, è quello della sostenibilità. Cosa intendi, tu, quando usi questo concetto?

Sostenibilità significa ripensare alla città per renderla a misura dei suoi cittadini, in grado di saperli rispettare, anche dal punto di vista della salute. Penso inoltre ad un coinvolgimento di quell’imprenditoria che io mi auguro non sia tutta uguale ma che con una buona politica è in grado di rimboccarsi le maniche per dare il contributo alla realizzazione di una Capitale diversa, in cui si realizzi un nuovo tipo di sviluppo.  E invece stiamo ancora parlando di Raccordo Bis. Disquisiamo d’inquinamento e poi mettiamo un altro raccordo che ancora dobbiamo capire cosa debba raccordare. Roma Sud-Est con l’aeroporto di Fiumicino? Ma c’è bisogno di costruire un nuovo mostro, incoraggiando l’uso delle automobili che producono, con il loro inquinamento, i danni che sappiamo alla salute? Serve quest’opera, quando dobbiamo subire ancora l’aeroporto di Ciampino con le conseguenze che determina, sempre in fatto di salute? Sono interventi come al solito lontani dalle esigenze dei cittadini. Un altro esempio e quello del raddoppio della ferrovia. Anche in quel caso sembra che l’economia possa essere rimessa in moto solo con queste grandi opere inutili, quando invece ci sono reti già esistenti da potenziare. Poi ci troviamo tutti a doverle accettare e spesso a dovervi rimediare, come nel caso della Vela di Calatrava che troneggia lì per ricordarci che c’è un’intelligenza politica purtroppo assente nelle scelte che si sono fatte in questi anni. Noi continuiamo ad attendere qualcosa di nuovo. In un territorio in cui comincia ad emergere l’esigenza di scelte che siano veramente delle risposte concrete a tutti i problemi che adesso con forza vengono fuori, dall’inquinamento alla disoccupazione, alla carenza di servizi fino ad una più generale sofferenza sociale. Rispondere a queste istanze significa rendere più sostenibile una città.

Parlando dei PUP hai invocato una maggiore trasparenza, nei confronti delle scelte che riguardano i cittadini. I quali a loro volta chiedono di essere più coinvolti. Ti sembra un tema presente nel territorio, quello della partecipazione?

Quello che in effetti sta emergendo negli ultimi anni è un’ esigenza da parte dei cittadini ad essere maggiormente informati sulle scelte che avvengono nel loro territorio. E’ un’esigenza che viene fuori da tante associazioni, comitati, ed abitanti che dimostrano che vogliono vivere il quartiere, ma anche essere più informati.  Da Lucha y Siesta a  Cinecittà bene comune ci sono realtà che hanno un alto valore civile. Quando la gente parla di partecipazione e di sanare il divario enorme tra loro ed una politica autoreferenziale, bisogna dargli ascolto. La partecipazione è un elemento positivo che può  rimettere in piedi una politica nuova, più sana e sostenibile. I cittadini che hanno studiato i problemi, consultato le carte e gli esperti, chiedono di essere ascoltati non attraverso le procedure di partecipazione previste dal Comune, che sono meramente formali. Bisogna riempire di senso  e di valore la richiesta di questi abitanti che vogliono essere coinvolti. Ed in quest’ottica, diviene necessario assegnare anche un diverso peso alle istituzioni di prossimità, a quei municipi che esprimono solo pareri consultivi, e che invece, confrontandosi più direttamente coi cittadini, avrebbero a loro volta bisogno di maggiore autonomia.

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