Sono già centinaia le persone che hanno aderito alla petizione del Corto Circuito. Circa settecento cittadini, in appena tre giorni, hanno messo la loro firma per sostenere la richiesta del centro sociale. Il Corto non vuole chiudere. Ed anzi, vuole rilanciare la propria attività, ricostruendo il padiglione andato a fuoco.

UN PRESIDIO DEL TERRITORIO - Con la petizione, attivata su piattaforma Change.org, i simpatizzanti del Centro Sociale di Cinecittà Lamaro avanzano esplicite istanze. All'Assessorato al Patrimonio di Roma Capitale, si chiede di "riconoscere il valore sociale" di un' esperienza che "rappresenta un presidio permanente contro le speculazioni, il degrado sociale, la lotta alle mafie, le criminalità e alla dispersione scolastica, fornendo al quartiere strutture sportive, ricreative ed educative". 

LA SPADA DI DAMOCLE - L'offerta che il Corto Circuito offre al territorio da cinque lustri, è nota. Tuttavia da qualche anno, la vita del Centro Sociale si è fatta più complicata. Distacchi idrici e sequestri all'Osteria, la tensostruttura realizzata dopo l'incendio del 2012 , hanno reso più difficile l'attività nel territorio. Adesso, si apprende dalla petizione, pende anche un'altra spada di Damocle: "Il Centro sociale Corto Circuito dopo 25 anni di attività sociali, culturali e politiche svolte in un quartiere della periferia di Roma – leggiamo nel testo - rischia di essere sgomberato su richiesta della magistratura".

LA RICHIESTA - Gli attivisti hanno imputano le responsabilità di questo possibile sgombero alla "immobilità del Comune e dell’assessorato al Patrimonio, che rifiutano di trovare una soluzione condivisa e non autorizzano la ricostruzione del padiglione distrutto nell’incendio del 2012". Per questo si chiede di sbloccare le autorizzazioni per la sua ricostruzione, "rendendo vana la richiesta di sgombero intimata dalla magistratura".