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Tor Vergata: le Vele di Calatrava restano il regno dell’incertezza

Dopo oltre duemila e cinquecento giorni dalla posa della prima pietra, ancora non si sa cosa fare di quella che doveva essere la Città dello sport. L'unica certezza è che "non possiamo permetterci una struttura che per completarla necessita di 426 milioni di euro"

I mondiali di nuoto sono passati. Da ormai 5 anni. Eppure del progetto dell’archistar Santiago Calatrava, ancora non si sa cosa farne. Cinquantatre ettari di verde a Tor Vergata, su cui pomposamente il 21 marzo 2007 era stata posta una prima pietra. Doveva diventare la Città dello Sport. Un pistone lungo il doppio di Circo Massimo. Espropri a non finire. Due Vele ed un terzo edificio, che doveva fungere da centro direzionale. E poi alloggi per gli atleti e modifiche per la viabilità.  L’opera in sè doveva essere chiusa in 750 giorni. Ad oggi ne sono passati circa 2535. Ed ancora non si capisce cosa farne.

UN'OPERA TROPPO COSTOSA - Tra l’idea dell’archistar al progetto esecutivo, c’era uno scarto di quasi 200 milioni di euro. Eppure molti altri dovrebbero esserne messi, per portare a compimento soltanto le due vele. Troppi soldi, per una città a rischio di default. Come oggi ha ricordato l’Assessore Caudo “Non ci possiamo permettere una struttura sportiva che ha bisogno, per essere completata, di altri 426 milioni di euro”.

RISORSE VELE E VIABILITA' - Cosa fare quindi? Lasciare l’opera incompiuta, come monito per futuri investimenti in opere pubbliche? Il parere dell’Assessore Capitolino è un altro e va nella direzione di cercare quei 60 milioni necessari alla copertura della prima vela. Intanto tutta la viabilità nella zona, che doveva ricevere investimenti per circa 34 milioni di euro, rimane un disastro. Con le strade piene di buche e spesso prive di marciapiedi. Come via di Passo Lombardo, tra Vermicino e Nuova Tor Vergata. O via del Casale Antonioni. Rimaste com’erano trent’anni fa. Quando tutto intorno era campagna. E dove ora c’è una Vela incompiuta, si faceva la vendemmia.

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