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Emergenza abitativa: a Vermicino impedito lo sfratto di una donna con tre bambini

Il Municipio si è schierato a fianco di una ragazza madre di tre figli e disoccupata. Il problema però è solo rimandato. Chieste soluzioni immediate per superare l'emergenza abitativa

“Esser poveri non può divenire un reato”. Non è uno slogan, ma la sintesi di un articolato ragionamento su un fenomeno storicamente legato Municipio VII: il disagio abitativo. Un tema tanto annoso e complicato, per affrontare il quale occorono strategie coerenti. Altrimenti, si rischia ogni giorno di raccontare casi come quello di Federica. Alla cui porta, questa mattina, si è presentato un ufficiale giudiziario.

LA VICENDA - Fortunatamente a far compagnia alla giovane residente di Vermicino, disoccupata e madre di tre bambini di età compresa dagli 8 mesi ai due anni, non c’era solo l’ufficiale giudiziario. In loco si è presentato anche l’Assessore alle Politiche Sociali del Municipio insieme all’Agenzia municipale dei diritti e ad alcuni cittadini. Insieme “si è riusciti a ottenere una piccola proroga di un mese, termine entro il quale le Forze dell’Ordine agiranno, costringendo Federica all’uscita definitiva del piccolo appartamento”  ha fatto sapere il Presidente Susi Fantino. A difendere Federica dallo sfratto anche un centinaio di attivisti di Action che fin dalle prime ore della mattina si sono organizzati con un picchetto. A loro si sono aggiunti anche dei vicini di casa prima spaventati di fronte a quanto stava accadendo poi solidali verso la giovane madre.

LA MOROSITA' INCOLPEVOLE - La vicenda che ha caratterizzato questa giovane famiglia, consente di fare un ragionamento più ad ampio spettro. Già perché “ Federica ha fatto tutto quello che doveva: richiesta per l'emergenza abitativa, richiesta di casa popolare, richiesta di contributo per morosità incolpevole, ma, ad oggi, l'amministrazione capitolina, non è in grado di darle una risposta valida che impedisca di finire per strada con i suoi bambini – ha osservato Fantino – Le misure decise a livello governativo per affrontare il grave problema della morosità incolpevole, non solo hanno stanziato risorse insufficienti, ma prevedono criteri d’accesso discutibili e una ancor più discutibile attuazione, che non aiuta chi vive in una situazione di estrema fragilità sociale ed economica".

UNO SCENARIO  DA SCONGIURARE - Dunque c’è un problema di risorse ed un altro di burocrazia. Stretta nel mezzo, ci finisce l’esistenza di singoli individui e talvolta, come in questo caso, d’interi nuclei famigliari. “Manca l'informazione adeguata per la formulazione delle domande - aggiunge Fantino - manca la chiarezza nell'applicazione delle regole, manca la previsione di misure di sostegno abitativo sostenibile per chi, inspiegabilmente,  rimane fuori dalle graduatorie. E se pensiamo che solo  23 nuclei familiari, su quasi 400 domande, risultano beneficiari del primo bando per la morosità incolpevole, non è difficile pensare che la nostra città si troverà, a breve, a lasciare per strada centinaia di famiglie, che pur vivono in stato di bisogno”.

L'INDIGENZA E LA POLITICA - Il quadro dipinto dal Presidente Susi Fantino è drammatico. E annoso. Servono soluzioni immediate, ma occorre anche una strategia, in modo “da uscire  dalla logica dell’emergenzialità, soprattutto cercando un confronto diretto tra Campidoglio e Municipi, che, ogni giorno, tentano di fronteggiare la situazione, spesso trovando un supporto e un dialogo con le forze dell'ordine territoriali”. Questo dialogo tra enti locali, secondo il Minisindaco deve realizzarsi anche istituendo un referente cittadino in grado di interpretare in maniera univoca le norme che si accavallano sulla casa, facendo in modo che gli aspetti indefiniti e critici della legge sulla morosità incolpevole non finiscano per penalizzare sempre e comunque le persone in difficoltà. Garantire il sacrosanto diritto di avere una casa, quando, come nel caso di Federica, non si è nelle condizioni oggettive di poter lavorare - conclude Fantino - è un dovere delle istituzioni. Perché essere poveri non può divenire un reato. Quale soluzione si prospetterà da qui a un mese per Federica? Chi si occuperà di lei? A chi dovrà rivolgersi per avere risposte chiare e definitive?”

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